A causa della grave crisi idrica dovuta all’assenza di precipitazioni nel Lazio, come del resto in tutta la penisola, nella giornata di ieri, il Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, ha firmato il decreto con il quale è stato proclamato lo stato di calamità naturale per l’intero territorio, fino alla data del 30 novembre 2022.
L’assenza di piogge e la conseguente generalizzata difficoltà di approvvigionamento della risorsa idrica da parte dei comuni, ha reso necessaria sia la richiesta di misure straordinarie ed emergenziali al fine di assicurare il sostegno alla popolazione e alle attività produttive, sia la richiesta al Dipartimento di Protezione Civile di valutare un eventuale stato di emergenza sulla base dell’evoluzione degli scenari di severità idrica nella nostra Regione.
Secondo quanto riportato da ANBI, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, la situazione nella Regione Lazio è preoccupante. Riguardo le precipitazioni, l’indice SPI (Standardized Precipitation Index) rileva una situazione ben peggiore di quella del siccitoso anno 2017, con impatti negativi sulla disponibilità della falda acquifera: solo nella città di Roma, si registra un calo delle precipitazioni pari al 63% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La situazione relativa ai laghi e ai fiumi della nostra regione non è rassicurante: i due laghi vulcanici presenti nella zona dei Castelli Romani, che dipendono principalmente dall’ apporto di acqua piovana, non avendo immissari naturali, sono calati del 75%; il Lago di Nemi precipita a -1,88 % metri rispetto allo scorso anno che si trovava a +1,6 metri; il lago di Bracciano registra una forte decrescita. Il fiume Tevere è ai minimi storici; il fiume Aniene registra una portata dimezzata e il fiume Sacco registra ancora maggiore siccità.
Per quanto riguarda l’acqua potabile, nella zona dei Colli Albani, circa 180.000 persone rischiano la turnazione idrica; nella provincia di Frosinone, attualmente, le turnazioni riguardano circa 22 comuni, altri 18 hanno subito un abbassamento di pressione; nella provincia di Viterbo, nei prossimi giorni, saranno 14 comuni e 60.000 abitanti a rischiare problematiche di approvvigionamento di acqua potabile mentre nel rietino, saranno circa 70.000 abitanti a correre lo stesso rischio.
In questa situazione, lo stato di calamità proclamato nella Regione Lazio, in vista di un peggioramento della situazione, rappresenta il primo passo per far adottare misure di intervento da parte dei sindaci e ad invitare famiglie e imprese a fare particolare attenzione all’utilizzo dell’acqua. Prendendo ad esempio il comune di Bracciano, in data 21 giugno, il Sindaco ha firmato l’ordinanza relativa al divieto di utilizzo della condotta idrica pubblica per l’irrigazione di orti e giardini, riempimento di piscine, lavaggio veicoli, usi ludici con sanzioni che vanno dai 25,00 Euro ai 500,00 Euro. L’uso dell’acqua pubblica, nel comune di Bracciano, deve essere limitato esclusivamente a scopi potabili e a fini igienico sanitari.