La pandemia ha portato ognuno a “rimodulare” la propria “routine”: il distanziamento sociale, preventivo e necessario per evitare il contagio, ha determinato un drastico cambiamento sul modo di interagire, di lavorare, di socializzare, di educare e formare i ragazzi, privilegiando lo “smart” e la modalità “on-line” alla relazione “off-line”, la didattica a distanza a quella in presenza.
Nell’ultimo anno, questo distanziamento, voluto e riuscito, ha amplificato però, soprattutto nei giovani, un senso di solitudine, favorendo un uso smoderato, e a volte improprio, delle interconnessioni in Rete.
Nell’anno del Covid-19 il 93% degli adolescenti ha affermato di sentirsi solo, con un aumento del 10% rispetto al 2019. Emerge dai dati dell’Osservatorio Indifesa 2020 di Terre des hommes e Scuolazoo rilasciati in occasione della Giornata Internazionale contro il Bullismo (7 febbraio) e del Safer Internet Day (9 febbraio).
Il rapporto dell’Osservatorio, realizzato nel corso del 2020, riporta una fotografia della realtà raccontata direttamente dai ragazzi, attraverso le risposte di 6.000 adolescenti, dai 13 ai 23 anni, provenienti da tutta Italia.
I dati sono allarmanti: il 68% di loro dichiara di aver assistito ad episodi di bullismo, o cyberbullismo, mentre ne è vittima il 61%.
Il Cyberbullismo, rimane, quindi, una delle minacce più temute tra gli adolescenti, dopo droghe e violenza sessuale.
Spaventa, fa paura, ai giovani, giovanissimi, ma soprattutto alle figure genitoriali, che molto spesso non si accorgono e rimangono “escluse”, lasciate distanti dal problema.
L’uso costante di Internet da parte dei ragazzi ha introdotto nelle famiglie una dinamica problematica, che vede da una parte la necessità dei genitori di “informarsi e monitorare le condotte elettroniche” dei propri figli, dall’altra il desiderio di questi ultimi di essere autonomi e di godere della libertà di comunicazione e di relazione che offre la rete.
Esiste, quindi, un problema di rapporto tra genitori, figli e l’uso di internet da parte dei figli: la letteratura sul Cyberbullismo ha messo in evidenza da un lato, sia la difficoltà dei giovani ad aprirsi ai genitori che la loro spinta verso l’autonomia, dall’altro le preoccupazioni dei genitori riguardo l’uso smisurato che i figli fanno di Internet. Spesso l’autorità e il controllo dei genitori si scontra con la maggiore competenza tecnologica e il desiderio di autonomia dei giovani. Controlli e restrizioni troppo severi possono indurre reazioni negative da parte degli adolescenti e portare a ulteriori difficoltà nei loro comportamenti.
Quindi, quali strumenti hanno i genitori per esserci in modalità off-line accanto ai propri figli che passano parte delle loro giornate on-line? Sono molte le risorse…
Fattore di protezione nel rapporto dei giovani con la rete non è unicamente “porre regole” (elemento comunque necessario), ma anche e soprattutto migliorare la qualità della comunicazione tra genitori e figli nella vita familiare offline, nel tentativo di riuscire ad abbassare quella altissima percentuale che indica la solitudine dei nostri ragazzi.
Un fattore protettivo, quindi, è costituito dalla percezione che si ha in famiglia riguardo la comunicazione interpersonale, che deve essere vissuta come empatica e basata sulla fiducia.
Pertanto, le strategie costruite su un rigido controllo potrebbero portare comportamenti disfunzionali non opportuni dei ragazzi in rete, mentre le strategie parentali fondate sul dialogo e su una corretta sollecitazione genitoriale che induca i figli adolescenti ad una maggiore confidenza e disponibilità ad aprirsi, sono fattori protettivi che diminuiscono il rischio di manifestare condotte inopportune o aggressive on-line.
Come si fa?? Questo il vero quesito che interessa le figure educative dell’era digitale. L’importante è esserci e riuscire a vederli nelle loro specificità, e non solo come nostre proiezioni. In questo modo riusciranno a costruire la propria identità nel mondo reale.
Sembrerà paradossale, ma potremmo chiedere ai nostri genitori, di altra generazione, come riuscivano a trovare quella giusta misura tra controllo, regole ferme, fiducia e dialogo, giusta misura che portava noi, adolescenti del passato, a fare le nostre esperienze, dettate dalla voglia di autonomia nell’unico mondo a noi accessibile, quello reale, che a volte ci portava verso strade dissestate ma che la presenza della “sana famiglia” alle spalle, riusciva a riportarci al sicuro.
Allo stesso modo noi, oggi, genitori dei cosiddetti “nativi digitali”, dovremmo imparare ad esserci nella giusta misura, durante il loro percorso esperienziale di ricerca di autonomia ed esplorazione anche nel loro mondo virtuale, per noi ancora “nuovo, sconosciuto e pericoloso”, ma che vale la pena scoprire insieme.
Dr.ssa Giorgia Tarantini