La pandemia di Covid-19 è stata accompagnata, sin dall’inizio, dalla diffusione di bufale e fake news, facendo registrare un’impennata di campagne disinformative ed il proliferare di notizie ed informazioni false sul virus.
Proprio la grande condivisione, attraverso i media e social network, di informazioni false e soprattutto non verificate ha generato una situazione critica con implicazioni pericolose per tutti noi utenti.
A tal proposito si è parlato di “infodemia”, indicando il caos di informazioni nel quale convivono sia i fatti acclarati e vagliati da fonti accreditate come Oms e Ministero della salute, che voci prive di fondamento e sprovviste di qualsiasi base scientifica.
Ci si è ritrovati così in un caos di notizie contraddittorie che hanno fortemente alimentato il disorientamento sociale ed una situazione di incertezza diffusa.
Il tema delle fake news riferite al Covid-19 ha assunto così il significato di problema pubblico, mettendo in luce la fragilità comunicativa delle istituzioni pubbliche. Questa crisi informativo-sanitaria ha messo così in discussione la credibilità di medicina e scienza promuovendo atteggiamenti non in linea con le autorità scientifiche ed un approccio critico verso le istituzioni pubbliche.
Proprio su tali premesse il Ministero della salute, con un impegno specifico, è intervenuto attraverso un processo di responsabilizzazione delle piattaforme. Ha istituito sul sito www.salute.governo.it una sezione dedicata al Covid-19 nella quale si da ampio spazio alla confutazione di tutte le fake news più diffuse, veicolando, anche attraverso infografiche, messaggi importanti e rassicuranti per chiunque si senta disorientato e sommerso dalle più diversificate informazioni.
Anche su facebook si è concretizzato il valore di una informazione valida, avendo, il Ministero della salute, stretto un accordo con il social network secondo cui ogni ricerca sul coronavirus suggerisce al visitatore di visitare il sito del Ministero.
Volgendo lo sguardo al recente passato è facile infatti ricordare come nei primi momenti di inizio pandemia il web fosse disseminato di teorie del complotto o pseudoscientifiche nella diffusione del virus (ricordiamo tra le tante il ruolo delle reti 5g nella diffusione del virus, la fuga del covid-19 dal laboratorio di Wuhan, oltre che la teoria secondo il quale il vaccino per questo virus fosse già stato inventato e che la pandemia non fosse altro che un tentativo di aumentarne le vendite), ponendosi il tutto come background favorevole al diffondersi dell’infodemia.
Una fragilità comunicativa iniziale delle istituzioni che ha lasciato il passo ad una comunicazione responsabile sulla salute, sostanziando il valore di una informazione trasparente, etica e validata poiché la corretta informazione è parte della prevenzione.