Nell’accezione generale, il termine consumismo indica il “Fenomeno economico – sociale tipico delle società industrializzate, consistente nell’acquisto indiscriminato di beni di consumo, suscitato ed esasperato dall’azione delle moderne tecniche pubblicitarie, le quali fanno apparire come reali bisogni fittizi, allo scopo di allargare continuamente la produzione”.
Parole puntuali che descrivono accuratamente il mondo in cui la popolazione industrializzata è inglobata da cinquant’anni a questa parte. Da quando il sistema produttivo ha favorito una maggiore disponibilità di beni, non più solo necessari alla sopravvivenza, ma indispensabili ad appagare il desiderio di acquisto dei consumatori. Desideri secondari, spesso definiti superflui.
Nella nostra parte di mondo, fino a Febbraio 2020, le scelte del consumatore più o meno consapevole da anni erano basate sulle abitudini, sul livello di reddito, sul condizionamento sociale, sull’influenza della famiglia e degli amici, sull’esposizione continua alla pubblicità. E nessuno al giorno d’oggi avrebbe mai pensato che l’arrivo di un virus potesse sconvolgere radicalmente le nostre esistenze, sotto tutti i punti di vista, compreso quello consumeristico. In questo senso qualcosa sta cambiando, o forse è già cambiato. Il Covid ci ha reso vulnerabili, ha scoperto il nervo della fragilità umana, una scossa che ci ha permesso rivedere le nostre abitudini e modificare i comportamenti quotidiani a causa anche delle azioni adottate per arginarne la diffusione. Il primo stringente lockdown e la conseguente chiusura delle attività produttive” non essenziali”, le successive e alternanti chiusure effettuate sull’andamento della situazione epidemiologica come scuole, bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre e di tutti quei luoghi che permettevano svago, socialità e interazioni umane, ci hanno costretto a vivere più tempo in casa e a rivalutare le priorità in relazione a scelte e abitudini di consumo proprie del pre-Covid.
Uno studio condotto dalla Commissione Europea su tutti i Paesi europei, Italia compresa, ha evidenziato l’impatto della crisi da Covid-19 sui comportamenti dei consumatori nell’anno 2020. È emerso, in linea generale, che i consumatori in epoca Covid pongono maggiore attenzione alle proprie scelte di consumo, valutando e ponderando i propri acquisti, e ponendo particolare attenzione al territorio e alla società.
Per quanto riguarda il comportamento dei consumatori nel percorso di acquisto, l’indagine ha confermato, a livello europeo, l’aumento degli acquisti on line: in Italia abbiamo assistito ad un vero e proprio boom, dall’inizio della pandemia il 73,5% degli italiani ha acquistato su internet. Altro dato rilevante riguarda il supporto all’economia locale e alla scelta di fare acquisti vicino casa. Dallo studio è emerso che Italia il 77,5% del campione ha posto attenzione su questo aspetto, e allo stesso tempo, acquisendo maggiore consapevolezza sulla fragilità del pianeta, i consumatori compiono scelte di consumo più “verdi” e più attente all’ambiente: il 72,5 % degli italiani sono disposti a pagare di più per un prodotto che sia maggiormente durevole nel tempo. E ancora, un altro dato che non passa inosservato riguarda il 70% degli italiani che ripone la propria fiducia nelle istituzioni per la tutela dei propri diritti di consumatore, ma solo il 31,5% conosce invece li conosce con esattezza.
Non ci resta che vedere se il cambiamento evidenziato nelle scelte di consumo, attualmente correlate all’emergenza sanitaria, rimanga tale nei prossimi mesi o anni, e ci induca a sostenere comportamenti di acquisto sempre più orientati alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.