Roma, 29/01/2021 – “Da paladina della democrazia diretta a validare un voto popolare solo perché costretta dai giudici il passo è più breve di quanto non sembri. Parola di Virginia Raggi che, accortasi che la cittadinanza non vuole più Atac solo grazie all’intervento del Tar – scrive in una nota il Presidente dell’U.Di.Con. Regionale Lazio Martina Donini – si affretta a ratificare i risultati del referendum 24 ore prima del termine ultimo intimato dal tribunale e due anni e mezzo dopo la chiamata alle urne”.
Tutto ha inizio con l’ormai famoso referendum del novembre 2018, nel quale si chiedeva ai romani di esprimere la propria preferenza sulla liberalizzazione della gestione del trasporto pubblico locale; benché allora, anche grazie all’ostracismo dell’amministrazione, si era recato alle urne solo il 16,4% dei votanti, il sì aveva prevalso con un roboante 74%. Proprio sul basso numero di partecipanti il Comune aveva provato a fare leva per invalidare il risultato (nonostante il referendum consultivo non sia di per sé vincolante), salvo poi scontrarsi col parere negativo del Tribunale amministrativo del Lazio che, in due occasioni (l’ultima il 20 gennaio scorso), ha intimato l’Assemblea Capitolina a ratificare la votazione.
“Con questa decisione presa sul filo di lana, la Raggi dimostra ancora una volta di non voler assumersi le proprie responsabilità; non è infatti difficile immaginare che questo ritardo sia dovuto alla volontà di non voler scontentare quell’enorme bacino elettorale rappresentato dai dipendenti Atac, lasciando all’eventuale successore l’onere del gravoso compito di riformare i mezzi pubblici romani.”
“Lo spettacolo messo in atto dalla sindaca, anche in quest’occasione, è stato indecoroso, mentendo a più riprese sullo scopo del referendum e dichiarandosi contraria alla privatizzazione di Atac – continua Donini – ricordiamo alla Raggi che il voto non è mai stato sulla privatizzazione della municipalizzata, quanto sulla liberalizzazione del tpl – prosegue Donini – e aggiungiamo che noi non vogliamo il fallimento dell’azienda, quanto la presenza di un mercato libero, nel quale la competizione spinga finalmente gli operatori di trasporto ad offrire un servizio rispettabile e lontano dalla raccapricciante situazione attuale – conclude Donini – speriamo questo sia il colpo di coda di un’Amministrazione morente e che i romani decidano finalmente di dare a Roma, nel segreto della cabina elettorale, una classe politica degna della storia e del prestigio della Città Eterna”.